Una giornata di intensivo in silenzio

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Domenica 20 marzo eravamo un bel gruppo di persone che partivano per Sarzana per regalarsi una giornata di intensivo in silenzio.

Alcuni stavano frequentando o avevano frequentato in passato il percorso di Riduzione dello Stress a Parma, altri lo avevano fatto a Pisa, e poi c’erano le mamme dei ragazzi autistici che si stanno impegnando nei Semi di Mindfulness.

La giornata prometteva bel tempo: avremmo potuto fare la meditazione camminata nel prato davanti all’auditorium della Comunità Terapeutica La Missione di Sarzana, che ci ospitava ancora una volta, come due anni fa.

C’è voluto un po’ per sistemarci: cuscini, tappetini, coperte, il cibo che ognuno aveva portato per condividerlo con gli altri. Poi inizia il silenzio: tutti si sono impegnati a mantenerlo, ciascuno con la sua preziosa individualità, con le sue aspettative, e forse con l’iniziale timore di non riuscire.

E il silenzio c’è stato sempre, calmante, protettivo. Qualcuno ha detto: “nel silenzio “parlante” di questa giornata mi sono sentita protetta e parte di un gruppo che mi dice che non sono sola”. Il silenzio che svela qualcosa di noi e qualcosa degli altri: “il silenzio aiuta a non deformare le persone. Aggiunge e non toglie. Non credevo, ma è un elemento importante non per riflettere ma per sentire”.

Non c’è stato tempo per annoiarsi: abbiamo alternato pratiche meditative da seduti e in movimento. E poi il pranzo consapevole, in cui ciascuno si muoveva per proprio conto ma creando un’armonia collettiva che suggeriva connessione più che isolamento: “tumulto di emozioni, conoscenza di animi che si abbracciano gentilmente perché io e te siamo uguali”, “l’apertura verso gli altri fa bene a se stessi”.

Negli spazi di condivisione si percepiva effettivamente una connessione intensa, e ciascuno ha potuto dire la sua esperienza della giornata: “mi sono dedicata un giorno, anzi tanti “ora”, “ora”, “ora” e tanti “adesso”, senza aspettarmi niente ma solo avendo voglia di stare bene. né emozioni né sensazioni ma sono stata insieme a me, e nei prossimi giorni me lo ricorderò”,”la bellezza di non parlare per qualche ora, concedersi il permesso di svuotare la mente”, “ho sentito il sostegno dei piedi, apparentemente scontato, eppure, in realtà, il risultato di un delicato equilibrio…La meditazione di metta mi fa sentire l’importanza dell’amicizia innanzitutto verso se stessi: me con me. Imparare a “parlare col dolore”… beh … una bella sfida!”

Molti hanno fatto piccole grandi scoperte: “aver condiviso con gli altri una mia paura, l’ha sorprendentemente trasformata e resa meno spaventosa”, “un momento di connessione …con qualcosa di più grande”, “la consapevolezza di vivere scoprendo se stessi senza pregiudizi”.

Per alcuni è stato più difficile, ma tuttavia interessante: “passare dal dolore alla gioia, dal pugno allo stomaco alla quiete e viceversa, in poco tempo…e scoprire che si può, chiunque può, anche se non ci crede”, “esperienza da provare, positiva intensa, ma difficile dal punto di vista emotivo.

Alle 17 la nostra giornata di intensivo volgeva al termine; qualcuno era un po’ stanco, altri sembravano non gradire il ritorno alle “chiacchiere”, dopo sette ore di silenzio…ma, forse contrariamente a quanto ci si può immaginare, l’umore era alto.

Siamo ripartiti per le nostre case e la nostra vita di tutti i giorni, con un’esperienza in più nella direzione della consapevolezza e della capacità di stare nel presente con le cose (me stesso compreso) così come sono.

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