Insegnanti: stress e sindrome del burnout

Gli insegnanti giocano un ruolo centrale nel favorire un clima che sostenga l’apprendimento e il benessere sociale ed emotivo degli studenti all’interno delle classi. L’impegno profuso nell’insegnamento può essere fonte di stress, sia a causa delle richieste degli alunni che a causa dei problemi legati all’impiego stesso, al punto che in molti casi si verifica il fenomeno del burnout.

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Il burnout è stato definito come una “Sindrome complessa, a componente prevalentemente psichica, che si instaura come risposta a una condizione di stress lavorativo prolungato” (Tomei, Tomao, Sancini, 2003). Dal punto di vista delle manifestazioni, si tratta di una situazione complessa nella quale le persone perdono progressivamente l’interesse per la loro attività professionale, iniziano a lamentare stanchezza psicofisica e senso di vuoto. Il continuo sforzo fisico, emotivo e mentale cui il lavoratore è sottoposto può portare al lento sviluppo di questa sindrome, nel corso di mesi o addirittura anni, durante i quali possono comparire problemi di natura fisica come dolori muscolari, deficit di concentrazione, disturbi del sonno, mal di testa, disturbi di equilibrio, disturbi gastrointestinali, irritabilità, depressione, che insieme ai sintomi di natura psichica possono portare a compromettere il rendimento lavorativo.

Lo stress può dunque influenzare la capacità di risposta e l’efficacia dell’insegnante, e può essere favorito dalla mancanza di tempo, dal carico di lavoro, dalla presenza di alunni disturbanti e da fattori organizzativi, come le nuove modalità di valutazione  e informatizzazione della scuola.

Ma cosa può contrastare lo stress e favorire un buon impegno lavorativo? Tra i fattori più importanti sono stati individuati: il senso di autoefficacia, di connessione con gli studenti ed i colleghi (Klassen e coll., 2012; Tuettemann e Punch, 1992). Quindi fornire agli insegnanti risorse per gestire lo stress e incrementare il senso di autoefficacia può ridurre il burnout e creare le basi per un ambiente sano all’interno della classe, in cui l’insegnante possa recuperare un ruolo efficace, affrontando con padronanza le richieste degli alunni,  promuovendo il successo scolastico e il benessere.

Uno degli approcci che si è dimostrato efficace per la riduzione dello stress in ambito scolastico è rappresentato dai percorsi di mindfulness (Bishop e coll., 20014).

Non esistono ancora protocolli appositi per gli insegnanti, e gli studi presenti in letteratura non sono sempre di buona qualità e confrontabili tra loro. Tuttavia, vi è l’indicazione che i protocolli di mindfulness praticati in ambito scolastico, da insegnanti di diverso livello, producano effetti quali: riduzione dell’ansia (di stato e di tratto), dell’esaurimento emotivo, della depressione, della depersonalizzazione, dello stress e del burnout; si è osservato inoltre un aumento dei livelli di attenzione, accettazione, autocompassione e sensibilità, e della capacità di riconoscere le emozioni altrui (Anderson e coll., 1999; Franco e coll., 2010; Gold e coll., 2010; Jennings e coll., 2013; Flook e coll., 2013). Alcuni studi hanno anche riscontrato miglioramenti in alcuni parametri fisiologici come riduzione della pressione arteriosa e  livelli di cortisolo salivare (Kemeny e coll., 2012; Flook e coll., 2013). È  stato visto che questi risultati vengono mantenuti anche dopo qualche mese dal protocollo, e che si associano ad un aumento dell’efficacia in ambito lavorativo.

Rendere accessibili agli insegnanti questi protocolli all’interno dei progetti di aggiornamento delle scuole potrebbe costituire una grossa risorsa per favorire ambienti scolastici sani, si tratta infatti di tecniche prive di effetti collaterali, a basso costo e facilmente praticabili.

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