Gli antiepilettici nella cura del disturbo bipolare

rere

Gli antiepilettici sono stati usati nella terapia del disturbo bipolare già a partire dagli anni ’70

Carbamazepina

Fu sintetizzata in Svizzera alla fine degli anni ’50 e già pochi anni dopo utilizzata nell’epilessia e nel dolore neuropatico. La sua efficacia come antimaniacale è nota dai primi anni ’70, anche se negli USA il suo utilizzo fu approvato più tardivamente a causa degli effetti collaterali sulla conta leucocitari, poi rivelatisi piuttosto rari. L’effetto antimaniacale è simile a quello del valproato e del litio, anche se inizia in modo lievemente più rapido di quello del litio. Si usa spesso nei pazienti che non rispondono in modo soddisfacente al litio, anche in associazione a quest’ultimo, e in quelli con mania disforica (irritabile) e mista (con contemporanea presenza di sintomi depressivi), così come nei soggetti con alterazioni dell’elettroencefalogramma, con ritardo mentale, malattie neurologiche o traumi cranici. L’efficacia profilattica è simile a quella del litio e del valproato, specie nel ridurre la frequenza di episodi misti. Come il litio, anche la carbamazepina deve raggiungere livelli stabiliti nel sangue (8 -10 mcg/ml) per poter dare una buona efficacia terapeutica. Gli effetti collaterali tipici della carbamazepina sono: sonnolenza, stanchezza, nausea, disturbi dell’andatura e visione sdoppiata e offuscata, soprattutto negli anziani e con alti dosaggi. Più gravi e rari sono le reazioni allergiche dermatologiche, la riduzione dei globuli bianche e delle piastrine, la riduzione sodio plasmatico, e l’elevazione dei valori degli enzimi del fegato. Può interagire con l’alcol e con molti farmaci, compresi gli antipsicotici, gli antidepressivi e altri anticonvulsivanti, in genere riducendone l’efficacia.

Valproato

È un farmaco sintetizzato alla fine dell’800 ed usato inizialmente come solvente; l’inizio del suo utilizzo nell’epilessia e successivamente nel disturbo bipolare avvenne negli stessi anni della carbamazepina. È efficace per il trattamento della mania acuta, psicotica e disforica, al dosaggio di 20-30 mg/kg/die, e nella profilassi delle ricadute, in particolare nella rapida ciclicità (cioè quando si verificano 4 o più episodi di depressione e/o di ipomania o mania all’anno), dove ha un’efficacia sovrapponibile o superiore al litio. In particolare, è efficace negli stai misti e nel disturbo bipolare tipo II. Tgli effetti collaterali possiamo osservare: disturbi gastrointestinali (riduzione dell’appaetito, nausea, dispepsia, vomito e diarrea), sedazione, tremore, elevazione delle transaminasi, osteoporosi, lieve riduzione dei globuli bianchi e delle piastrine, ovaio policistico. Raramente si sono osservati insufficienza epatica e pancreatite. Il margine di sicurezza del valproato è relativamente ampio, e il sovradosaggio comporta sonnolenza, blocco cardiaco e coma. Il suo utilizzo non è indicato in alcune condizioni mediche, quali gravi malattie del fegato e in combinazione con alcuni farmaci a causa delle interazioni farmacologiche che portano solitamente ad un potenziamento del farmaco con cui interagisce.

Lamotrigina

Di più recente introduzione come antiepilettico, lamotrigina è efficace soprattutto nella cura dell’episodio depressivo nei pazienti bipolari – anche se con efficacia inferiore ad antidepressivi combinati con antipsicotici – laddove gli altri stabilizzatori hanno dimostrato scarsa efficacia. Ha anche una discreta efficacia nel ritardare la ricomparsa di ricadute depressive dopo un episodio acuto di malattia, se confrontata con il litio. Gli effetti avversi più comuni della lamotrigina sono: disturbi dell’andatura e dell’equilibrio, sdoppiamento della vista, cefalea, astenia, e sindrome simil influenzale; vi sono poi effetti più rilevanti, come rash cutanei, sindrome di Stevens-Johnson, sindrome di Gilles de La Tourette ed epatotossicità.

Oxcarbamazepina

È un ketoderivato della carbamazepina con minori effetti collaterali e interazioni con altri farmaci, ma con maggior rischio di iponatriemia. Ha mostrato una buona efficacia come antimaniacale, ma in casi di gravità medio-bassa, come ad esempio nell’ipomania.

Leviracetam

Mancano evidenze di una sua reale efficacia nella mania acuta, mentre qualche efficacia sembra averla nella depressione bipolare.

Gabapentin

Non ci sono studi che ne dimostrino l’efficacia nella cura dell’episodio maniacale o depressivo o misto, ma usato a dosi comprese tra 600 e 2400 mg/die, in associazione ad altri stabilizzatori dell’umore, si è dimostrato utile nei pazienti con disturbo bipolare associato a disturbi d’ansia (ansia sociale e panico) o abuso di alcolici.

Topiramato

Anche questo farmaco non ha dimostrato una efficacia concreta nella mania acuta, ma può avere una sua efficacia in aggiunta ad altri stabilizzatori nei casi di obesità o sovrappeso. Infatti, analogamente alla zonisamide, possiede un effetto dimagrante. I suoi effetti collaterali sono anche visione annebbiata, sudorazione, insonnia, parestesie e tremore.

scritto da Alessandra Benedetti