I sali di litio per la terapia dei disturbi bipolari

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Il litio è il capostipite degli stabilizzatori dell’umore; usato inizialmente per curare la gotta, già alla fine del 1800 venne osservata la sua capacità di prevenire i sintomi depressivi, ma solo dagli anni ’50 del XX secolo fu introdotto come antimaniacale e come terapia profilattica delle ricadute maniacali e depressive. Il meccanismo – o i meccanismi – di azione antidepressivo, antimaniacale e preventivo sono ancora poco chiari.

È il farmaco di prima scelta per le fasi espansive (ipomaniacali e maniacali), depressive (in associazione ad un antidepressivo, se necessario), anche se i primi effetti terapeutici sono piuttosto lenti a comparire, rendendo necessaria l’aggiunta di altri farmaci con maggiore rapidità di azione. Il litio si è dimostrato il farmaco più efficace per la prevenzione delle ricadute maniacali e depressive, per la riduzione della sintomatologia attenuata che può residuare dopo un episodio acuto, e per la riduzione del rischio di suicidio. Si usa a dosi crescenti a partire da 300-600 mg/die fino al raggiungimento di una litiemia che cada nel range terapeutico (in genere i limiti sono di 0,5-1,2 mEq/l, ma possono essere diversi nei diversi laboratori di analisi). La litiemia è il dosaggio del litio nel sangue. Quando una persona non assume sali di litio, questo elemento non è rilevabile nel sangue, mentre si comincia a poterlo dosare quando si assume a scopo terapeutico. Spesso i pazienti credono erroneamente che vengano loro prescritti i sali di litio perchè non ne hanno in quantità giusta nell’organismo.

Il litio può dare effetti collaterali nelle fasi iniziali del trattamento: lievi disturbi gastrointestinali, tremore fine, localizzato prevalentemente alle mani, astenia e debolezza muscolare, effetti che tendono ad attenuarsi nel tempo. Se viene assunto in quantità eccessive, o in condizioni di perdita di liquidi (eccessiva sudorazione ad esempio in caso di febbre alta e prolungata, vomito o diarrea), oppure in caso di alterazioni della funzione renale, il litio può provocare uno stato di intossicazione. Quando la litiemia è 1,5-2 mEq/l si hanno tremori grossolani, nausea, diarrea, visione offuscata, vertigini, confusione mentale, aumento dei riflessi osteotendinei profondi. Al disopra di 2,5 mEq/l insorgono disturbi neurologici che possono diventare permanenti, e aritmie cardiache. Per evitare questa grave condizione clinica e per mantenere i livelli nei limiti terapeutici, la terapia con litio necessita di regolari controlli dei livelli plasmatici.

In alcune condizioni mediche quali le malattie renali e le gravi disfunzioni tiroidee il litio è poco indicato, sebbene queste condizioni non rappresentino controindicazioni assolute, sempre che vengano eseguiti regolari controlli clinici e di laboratorio.

scritto da Alessandra Benedetti

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