I QUADRI CLINICI DEI DISTURBI DELL’UMORE
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I quadri clinici classici dei disturbi dell’umore sono: Depressione, Mania, Stato Misto e Ipomania

Depressione

Con il termine “depressione” si indicano le oscillazioni fisiologiche dell’umore, oppure il sintomo che può comparire in malattie organiche e psichiatriche, o anche la sindrome, nella quale l’umore depresso costituisce l’aspetto clinico saliente.

La sindrome è caratterizzata, oltre che da umore depresso (profonda tristezza, disperazione, sgomento, irritabilità, ansia, incapacità di provare piacere), da sintomi che interessano varie aree della vita dell’individuo: la vita vegetativa (con modificazione di libido, sonno, appetito), gli aspetti cognitivi (con ridotta autostima, autorimprovero, colpa, pessimismo, idee di morte e di suicidio), la sfera psicomotoria (con linguaggio e movimenti rallentati oppure agitazione psicomotoria, ridotta concentrazione, indecisione).

Il paziente con depressione lamenta di aver perso l’interesse per ciò che prima gli provocava gioia, di avere smarrito l’affetto per i propri cari. C’è una riduzione dei movimenti del corpo, che risultano più impacciati, della espressività facciale e gestuale, con un linguaggio più difficoltoso, stentato, monotono, povero di contenuti, addirittura monosillabico, si parla di “rallentamento ideomotorio”.  Il generale calo della spinta vitale si riflette anche nella ridotta spinta sessuale che può incrementare i sentimenti di autosvalutazione e colpa e innescare dissidi intrafamiliari insanabili, oppure spingerlo a chiedere consulenze specialistiche ginecologiche, urologiche, andrologiche.

Il dolore provato nella depressione è talmente intenso e devastante, che i pazienti riferiscono non di rado di vedere nella morte l’unica possibilità di salvezza per porre fine alle proprie sofferenze. Le idee di morte possono diventare veri e propri progetti concreti per porre fine alla propria esistenza; in questo caso l’attenzione verso il paziente deve aumentare e può rendersi opportuno un ricovero in ambiente medico. Tra i sintomi della depressione possono essere presenti anche i deliri, cioè convinzioni non modificabili dal dialogo e dal confronto con gli altri, basate su di un errato giudizio di realtà, come ad esempio la convinzione di avere una malattia inguaribile, di essere sull’orlo della rovina finanziaria, di aver commesso gravi fatti delittuosi. Altre volte il soggetto può essere convinto di essere perseguitato, che qualcuno controlli i suoi pensieri o che qualcuno possa introdurre nella sua mente pensieri non suoi.

Mania

Nell’ambito dei disturbi dell’umore la mania viene considerata l’altra faccia della medaglia della depressione. Il riconoscimento dello stretto legame tra depressione e mania e del loro carattere ciclico nelle storie dei pazienti, ha portato gli studiosi dello scorso secolo a distinguere la psicosi maniaco-depressiva, oggi chiamata disturbo bipolare, dalla schizofrenia, una malattia a prognosi più grave in cui ci sono deliri e allucinazioni e che porta a deterioramento del carattere.

L’umore della mania, descritto classicamente come euforico, elevato, gioioso, può anche essere instabile, con manifestazioni depressive di breve durata, o caratterizzarsi per la presenza di irritabilità ed esplosività, soprattutto quando il soggetto è contrariato. Analogamente a quanto avviene nella depressione, anche il quadro maniacale coinvolge oltre alla sfera dell’umore, quella vegetativa (con ridotto bisogno di sonno, aumento dell’energia, tendenza all’abuso di sostanze, aumentata spinta sessuale), psicomotoria (con aumento dei livelli di attività, intensa spinta a parlare fino alla logorrea e alla “insalata di parole”, accelerazione del corso del pensiero, ideorrea), cognitiva (con aumento dell’autostima, esaltazione delle percezioni e della capacità di ragionamento).

Il maniaco è un soggetto impulsivo, disinibito, invadente, si coinvolge in attività rischiose al limite della legalità, proprio perché si sente forte, invincibile, ha una visione del tutto positiva del mondo e della vita, di cui sottovaluta i rischi. Anche nella mania possono comparire deliri o allucinazioni (mania psicotica, più grave della non psicotica), che spesso possono venire confusi con quadri di tipo schizofrenico. Naturalmente la realtà clinica è molto più complessa e comprende anche quadri che non corrispondono perfettamente alle succitate descrizioni. È il caso degli stati misti, cioè situazioni nelle quali abbiamo la contemporanea presenza di sintomi appartenenti alla depressione ed alla mania.

Stato misto

Gli stati misti per definizione sono quadri polimorfi, spesso di notevole gravità ed accompagnati da deliri ed allucinazioni che possono dominare il quadro sintomatologico. Talora vi è intensa iperattività motoria in presenza di idee e sentimenti depressivi, con o senza allucinazioni o deliri. Altre volte domina l’irritabilità e la rapidissima alternanza di polarità opposte dell’umore. L’instabilità dell’umore provoca uno stato di angoscia e sofferenza tale che spesso queste persone, che descrivono il loro stato come la sensazione di essere sul punto di esplodere, fanno ricorso di loro iniziativa a sostanze psicoattive o stupefacenti con azione sedativa, come l’alcol o gli oppiacei. Una corretta diagnosi di questi quadri è importante dal punto di vista terapeutico e clinico. I pazienti con stato misto, infatti, necessitano di terapie mirate, spesso devono essere ricoverati in ambiente ospedaliero in quanto possono essere ad elevato rischio di suicidio.

Ipomania

Nell’ambito delle fasi cosiddette “espansive” vi sono poi quadri clinici attenuati, come l’ipomania, che viene vissuta dai pazienti come un periodo del tutto positivo, in cui aumenta la progettualità e il successo in tutti i campi della vita; il soggetto ha minore bisogno di dormire, si sente in piena forma, è iperattivo e sottovaluta i rischi, ma in misura più attenuata rispetto a quanto si osserva nella mania. I pazienti che hanno vissuto l’ipomania tendono a riferirsi a questi periodi come alla loro “normalità”. La diagnosi di queste forme è spesso difficile e necessita di clinici esperti e di lunghi periodi di osservazione.

scritto da Alessandra Benedetti

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