il dolore e la meditazione di consapevolezza

La gestione del dolore è stata già affrontata in altri articoli su questo sito 

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(http://www.mindfulpath.it/mindfulness-e-dolore/ e

http://www.mindfulpath.it/portfolio/dolore-dorsale-cronico-efficacia-dei-protocolli-di-mindfulness/ ).

Due recenti studi hanno confermato l’efficacia dei protocolli di Mindfulness nel ridurre l’intensità del dolore e la sua spiacevolezza, anche in confronto al placebo. Il primo studio, di buona qualità, randomizzato e basato sul confronto con altre tecniche comparabili e con il placebo, ha dimostrato che la Mindfulness agisce riducendo la percezione del dolore e della sua spiacevolezza modificando l’attività di zone cerebrali diverse da quelle che si alterano con altre tecniche e con il placebo. Gli autori (Zeidan e coll., 2015) hanno confrontato 4 gruppi di soggetti esposti a sessioni di meditazione di Mindfulness, a “finta” meditazione (erano suggerite strategie di controllo somiglianti ad una pratica meditativa, ma senza lo stesso risultato), a placebo (veniva spalmata una pomata che i soggetti credevano essere analgesica) e alla lettura di un libro. Tutti i soggetti erano poi sottoposti a stimoli dolorosi di natura termica, di cui dovevano valutare soggettivamente l’intensità e la spiacevolezza prima e dopo i 4 tipi di intervento. Erano poi somministrate scale di valutazione psicologica e Risonanza Magnetica Nucleare Funzionale (fRMN).

Mentre tutti gli interventi hanno prodotto una riduzione del dolore, gli interventi di Mindfulness si sono dimostrati più efficaci del placebo e della “finta meditazione” nel ridurre l’intensità e la spiacevolezza del dolore.

La fRMN ha dimostrato che in coloro che facevano meditazione di consapevolezza c’era una maggiore attivazione delle strutture cerebrali associate alla modulazione cognitiva del dolore (corteccia orbitofrontale, del cingolato anteriore e insulare anteriore). L’analgesia indotta dal placebo si associava invece ad attivazione della corteccia prefrontale dorsolaterale e ad una ipoattivazione delle regioni che processano gli stimoli sensoriali (corteccia somatosensoriale secondaria). La “finta meditazione” non produceva cambiamenti neurali ma solo riduzione della frequenza del respiro.

Gli stessi autori (Zeidan e coll., 2016) hanno poi pubblicato un altro studio in doppio cieco in cui hanno dimostrato che il sollievo dal dolore prodotto dalla Mindfulness non è causato da una modificazione del sistema oppioide. Hanno sottoposto dei volontari a stimoli dolorosi mentre infondevano loro in vena una soluzione salina (placebo) oppure un bloccante del sistema oppioide (naloxone). I volontari erano poi divisi in due gruppi di cui uno faceva pratica di Mindfulness e uno faceva una pratica non meditativa. Coloro che facevano Mindfulness avevano una riduzione dell’intensità e della spiacevolezza del dolore sia che ricevessero salina sia che ricevessero naloxone, e la riduzione era superiore rispetto ai controlli, sia che questi ultimi ricevessero soluzione salina o naloxone. Gli autori concludono che la Mindfulness può avere una buona efficacia anche nei pazienti con dolore cronico di elevata intensità trattati con terapie antidolorifiche con oppiodi, poiché queste ultime non ne diminuiscono l’effetto.

Scritto da Alessandra Benedetti

Fonti: Fadel Zeidan, Nichole M. Emerson, Suzan R. Farris, Jenna N. Ray, Youngkyoo Jung, John G. McHaffie,and Robert C. Coghill. Mindfulness Meditation-Based Pain Relief Employs Different Neural Mechanisms Than Placebo and Sham Mindfulness Meditation-Induced Analgesia   The Journal of Neuroscience, 18 November 2015, 35(46):15307-15325;doi:10.1523/JNEUROSCI.2542-15.2015

Fadel Zeidan1, Adrienne L. Adler-Neal1, Rebecca E. Wells2, Emily Stagnaro4, Lisa M. May5, James C. Eisenach3, John G. McHaffie1, and Robert C. Coghill Mindfulness-Meditation-Based Pain Relief Is Not Mediated by Endogenous Opioids  16 March 2016, 36(11): 3391-3397; doi: 10.1523/JNEUROSCI.4328-15.2016

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